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Il “Dopo Taste”: il (nostro) Best Of dei piatti in rassegna


Il Taste of Milano 2017 è finito: e come al termine di ogni grande evento che si rispetti, è tempo di tirare le somme.

E dopo 20 ristoranti, 80 piatti proposti e una maratona di 4 serate dedicate al mondo del food high level, la domanda sorge spontanea: cosa resta nel “Dopo Taste”?

Ecco, secondo noi, il Best Of di questa straordinaria rassegna enogastronomica.

Spaghettini freddi, storione, zenzero e mandarino.

Senza dubbio il piatto rivelazione della manifestazione: elegantissimo e delicato al palato, intenso, pungente e molto vellutato, dalle suggestioni “esotiche, ma non troppo”. Anche molto fashion, nella presentazione e negli abbinamenti, il che non guasta.

Chef Takeshi Iwai del ristorante Ada & Augusto firma un vero arcobaleno di gusto, reso smart dall’inaspettata freschezza.

Cebiche tradizionale

Viaggiare con un piatto: a noi è successo, grazie al Cebiche tradizionale dello Chef Rafael Rodriguez del ristorante peruviano Quechua. La complessità di ingredienti sorprende: ricciola, platano, mais, coriandolo, aglio, cipolla ramata, peperoncino peruviano, lime, zenzero, patata dolce, sedano e pannocchia, sono uniti con grande maestria ed equilibrio. Note di gusto armonizzate e allo stesso tempo sapori ben distinti. Una magia.

Prendimi giù e tiramisù di mare

Un piatto all’apparenza unconventional ma dal DNA raffinato, proprio come lo Chef che lo propone: Andrea Asoli, del Ristorante Rubacuori by Venissa. Il sapore fresco delle crudità di mare, il dolce della spuma e l’intenso del nero di seppia, vincono in quanto persistenza in bocca.

Il mio orto

Chef Takeshi Iwai, ancora tu? Sì: è lui il grande protagonista di questa edizione, secondo noi. I suoi piatti sanno di amore e perfezione e “Il mio orto” è un inno alla naturalità: le verdure, colte dall’orto della Cascina Guzzafame, sono lavorate con rispetto per la materia prima ed esaltate dal consommé delicato alla base. Il passion fruit è l’outsider che, come un pizzicotto, ci risveglia dal sogno bucolico e ci ricorda che stiamo parlando con un talento assoluto dell’alta cucina.

Spuma di patate, crumble al cacao, cicerones e uova di quaglia pochè al tartufo nero

Alla vista sembra una classica spuma di patate, con dettagli crunchy. Ma lo Chef Edoardo Fumagalli della Locanda del Notaio, ha lasciato il “dulcis in fundo”. È proprio sul fondo del piatto che si nasconde il contrasto audace e sorprendente: quello dell’abbinata cacao e tartufo, che ci seduce.

Questa non è una caprese

Foie gras, rabarbaro, cioccolato bianco e mango non hanno niente a che fare con la “classica” caprese. E in effetti lo Chef Alessandro Buffolino del Ristorante Acanto del Principe di Savoia ci aveva avvertito: quello che però non ci aveva anticipato è l’esplosione avvolgente e inaspettata di gusti che questo piatto ci ha regalato.

Bello alla vista e buono al palato, con un finale indimenticabile grazie al chutney di mango.

Articolo realizzato da: OFFICINATESTI.com

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